Fidas Adsp Druento

Un piccolo gesto può far grande la vita DONA IL SANGUE!!!

Fidas Adsp: Federazione Italiana Donatori Associati Sangue - Associazione Donatori Sangue Piemonte - gruppo comunale di Druento

Fidas Adsp Druento - Un piccolo gesto può far grande la vita DONA IL SANGUE!!!

Esiste il rischio che malattie infettive possano essere trasmesse attraverso il sangue e suoi derivati

Alcune malattie infettive, causate da microrganismi (virus, batteri, protozoi) possono essere trasmesse da un individuo all’altro attraverso il sangue; la trasfusione di globuli rossi, plasma o piastrine e l’utilizzo di farmaci plasmaderivati (albumina, fattori della coagulazione, immunoglobuline) rappresentano pertanto procedure a “rischio infettivo”.
E’ bene pertanto che la presenza di eventuali sintomi o segni indicativi di uno stato infettivo o il contatto con soggetti infetti siano sempre sottoposti all’attenzione del medico.
La presenza di uno stato infettivo (i cui segni possono essere anche un banale raffreddore o mal di gola) in fase acuta possono dar luogo ad una transitoria viremia, cioè alla presenza di virus nel circolo sanguigno. La convivenza con soggetti affetti da alcune malattie infettive (ad esempio morbillo, altre malattie asantematiche dell’infanzia, parotite) comporta la temporanea non idoneità alla donazione anche in assenza di sintomi in quanto il periodo di incubazione di queste malattie può anche essere di qualche settimana. La trasfusione di sangue portatore di virus, sopratutto in alcune categorie di pazienti (soggetti immunodepressi, ematologici o oncologici), potrebbe essere estremamente dannosa. Il rischio infettivo più temuto dai pazienti trasfusi è quello di HIV (virus responsabile dell’AIDS), da HBV (virus responsabile dell’epatite B) e da HCV (virus responsabile dell’ epatite C). Attualmente i test di laboratorio per la diagnosi di queste malattie sono estremamente sensibili e specifici e consentono di rilevare la presenza del virus nel sangue poco tempo dopo l’infezione. Nonostante gli importanti progressi scientifici e tecnologici di questi ultimi anni non si è ancora giunti al RISCHIO ZERO; esiste infatti un piccolo lasso di tempo in cui il virus è presente nell’organismo, ma non è rilevabile dai test di laboratorio. E’ proprio per ovviare a questo limite del test che durante il colloquio viene attribuita particolare attenzione ad alcuni comportamenti considerati a maggior rischio (assunzione di sostanze stupefacenti, rapporti sessuali a rischio, occasionali, rapporti sessuali o convivenza con soggetti positivi per epatite B, epatite C o AIDS).

Quali esami vengono effettuati?

A) Esami di legge: effettuati su ogni unità donata, servono essenzialmente a ridurre i rischi di trasmissione di malattie infettive ai riceventi
ALT: è un enzima del fegato.
HBSAg: rappresenta una parte del virus dell’epatite B.
HCVAb: sono degli anticorpi prodotti in risposta alla presenza del virus dell’epatite C.
HVIAb: sono degli anticorpi prodotti in risposta alla presenza del virus dell’AIDS.
VDRL e TPHA: insieme servono a depistare un infezione luetica (sifilide).
EMOCROMO + FORMULA: rappresenta gli elementi figurati del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine).
GRUPPO ABO: la scoperta dei gruppi sanguigni risale agli inizi del secolo XX, ciò ha permesso di sviluppare la terapia trasfusionale. Ogni donatore viene tipizzato in base al suo gruppo ABO, questa caratteristica è geneticamente determinata. Tale tipizzazione viene effettuata su ogni unità, al fine di ridurre i rischi di errori trasfusionali, che potrebbero causare danni gravissimi anche mortali al paziente.
RH: importante anch’esso nella tipizzazione dei globuli rossi del donatore e del ricevente. Determinato geneticamente è legato alla presenza (RH+) o assenza (RH-) di una sostanza sulla superficie dei globuli rossi. Nella terapia trasfusionale è importante anche la compatibilità per il fattore RH.
B) Esami di controllo: per il donatore effettuati periodicamente, almeno una volta all’anno
GLICEMIA: è la misura della quantità di glucosio nel sangue.
CREATININEMIA: è la misura nel sangue di una sostanza rilasciata dai muscoli ed eliminata dal rene.
COLESTEROLEMIA: è la misura dei livelli di colesterolo nel sangue.
TRIGLICERIDEMIA: è la misura dei livelli ematici dei trigligeridi (esteri di acidi grassi con un alcool, il glicerolo).
PROTIDEMIA: è la misura della concentrazione delle proteine totali nel sangue. Esse si trovano nel plasma.
FERRITINEMIA: è la misura nel sangue di una proteina contenente ferro, è rappresenta un indice dei depositi di ferro nell’organismo.
SIDEREMIA: è la misura del ferro circolante. Nelle anemie da carenza di ferro è inferiore ai valori di norma.
Qualora gli esami effettuati ponessero in evidenza eventuali patologie, il donatore sarà informato a cura della struttura trasfusionale e la sua donazione non utilizzata.

Ogni quanto tempo si può donare?

La frequenza annua delle donazioni è ugualmente prevista dal medesimo D.M. 15/01/1991 (art. 11) e può essere di quattro volte all’anno con intervalli minimi di tre mesi fra una donazione all’altra. Scende a due volte soltanto per la donna in età fertile. Ogni anno 100.000 persone continuano a vivere grazie alla possibilità di effettuare trasfusione di sangue. Ma diventare donatore significa anche compiere una buona azione verso se stessi: i controlli clinici ai quali i donatori vengono periodicamente sottoposti e le analisi effettuate in occasione di ciascuna donazione aumentano sensibilmente la probabilità di diagnosi precoce, in caso di malattia. La donazione di sangue è un atto volontario e gratuito. La raccolta e la distribuzione del sangue sono di competenza dei centri trasfusionali.

Quanto tempo occorre per reintegrare il sangue?

La quota liquida del sangue viene ricostituito nell’arco di poche ore, grazie a meccanismi fisiologici di recupero che tendono a richiamare liquidi nel letto vascolare; la quota corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine) viene ricostituita in tempi variabili a seconda dell’elemento cellulare considerato, ma, comunque sempre in pochi giorni.

Quanto sangue viene prelevato?

Il volume del prelievo di sangue è stabilito dal D.M. 15/01/1991 (art. 10) ed è uguale a 450 millilitri più o meno il 10%. Tale quantitativo è stato determinato in modo da garantire contemporaneamente sia una adeguata preparazione degli emocomponenti (concentrati di globuli rossi, piastrine, unità di plasma) sia l’assenza di complicanze per il donatore.

Come si svolge la donazione?

Prima della donazione, è consentita l’assunzione di the, caffè, latte, succhi di frutta; ameno che non sia previsto, in occasione della donazione, anche il prelievo di campioni di sangue per le analisi di controllo dello stato di salute del donatore, in questo caso occorre il digiuno. Il donatore viene invitato a leggere attentamente ed a compilare un modulo informativo di consenso che verrà da lui firmato al momento del colloqui con il medico. Il medico, dopo aver raccolto l’anamnesi, cioè le notizie relative allo stato psicofisico e comportamentale del donatore, valuta l’idoneità alla donazione mediante un esame clinico generale, che comprende, fra l’altro, la misurazione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca. Viene anche determinato il valore dell’emoglobina mediante la puntura quasi indolore del polpastrello di un dito, per assicurarsi che la donazione di sangue venga effettuata soltanto da chi dispone di valori di emoglobina pari o superiori ai limiti fissati dalla legge.